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Motori diesel provocano il cancro per l'OMS
L'Organizzazione Mondiale della Sanità eleva il grado di
pericolosità dei gas di scarico dei motori diesel che diventano
cancerogeni certi dopo la ricerca del suo Centro internazionale di
ricerca sul cancro (Circ/Iarc)
Motori diesel cancerogeni certi per l'OMS
Da cancerogeni probabili nel 1988 a cancerogeni certi nel 2012. I gas di scarico dei motori diesel crescono di livello per l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo la quale l'esposizione a questi gas è correlata ad un “rischio accresciuto di tumore al polmone ed anche ad un maggior rischio di cancro alla vescica”.
L'OMS
nel 1988 classificava le emissioni dei motori diesel come causa
probabile per l'uomo, ora è arrivato l'esito definitivo dal Centro internazionale di ricerca sul cancro (Circ/Iarc) grazie al quale gli esperti dell'OMS hanno “prove sufficienti” per associare le emissioni dei motori diesel e la manifestazione della malattia.
I gas di scarico sono stati dunque oggi classificati nel 'gruppo 1', quello appunto delle sostanze cancerogene certe, mentre in precedenza erano annoverati nel 'gruppo 2' delle sostanze ''probabilmente'' cancerogene per l'uomo.
“Le
prove scientifiche sono inconfutabili e le conclusioni del gruppo di
lavoro sono state unanimi: le emanazioni dei motori diesel causano il
tumore del polmone"– ha detto Christopher Portier, presidente del Circ, che chiede anche che “l'esposizione a questa miscela di prodotti chimici sia ridotta in tutto il mondo”.
Class action del Codacon
Ora
che i gas di scarico dei motori diesel sono passati di grado da
cancerogeni probabili e cancerogeni certi, il Codacons, una delle
associazioni dei consumatori, non esclude una class action per le persone colpite dal tumore ai polmoni.
“Finalmente
spariscono le parole 'probabilmente' e 'potenzialmente', e ciò rende
possibile procedere con maggior successo non solo per il reato di getto
pericoloso di cose (674 cod. penale) ma anche per omissione d'atti
d'ufficio nei confronti dei sindaci e dei presidenti di regione
inadempienti” commenta l'associazione", si legge in una nota.
Per il Codacons infatti le Procure della Repubblica hanno la possibilità di aprire una procedura contro i sindaci
che non bloccano la circolazione di questi veicoli o non provvedono
almeno a limitare il superamento delle PM10, fissato ad un valore minimo
di 50 µg/m3, che per legge non deve essere superato per più di 35
volte all'anno.
Confrontando la tabella del Codacons, però, nessun
capoluogo di provincia rispetta la limitazione: infatti la migliore
città italiana nel 2010 è stata Varese, che ha superato la soglia per
una media di 40 volte l'anno.
La sorpresa dei costruttori auto
L'affermazione dell'OMS sorprende l'Associazione europea dei costruttori d'auto (Acea) per la quale adesso è necessario ”studiare il documento in tutti i dettagli”, come afferma un portavoce.
Infatti,
i costruttori sono da sempre impegnati nello sviluppo di nuove
tecnologie rivolte alla limitazione delle emissioni pericolose ed il
settore si è molto evoluto dal 1988 al 2012, grazie ad ingenti
investimenti, come fa notare Allen Scheffer, direttore esecutivo del
Diesel Technology Forum, associazione di settore basata a Washington: “I
motori diesel che si basano sulle nuove tecnologie utilizzano
carburanti a bassissima quantità di zolfo, con sistemi e tecniche
avanzate di controllo delle emissioni, sono ormai vicino alle zero
emissioni per quanto riguarda gli ossidi di azoto, gli idrocarburi e il
particolato” ha detto Scheffer
Il mercato delle auto diesel in Italia
Secondo i dati dell'UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Rappresentanti Autoveicoli Esteri) In Italia, nel 2011 sono state immatricolate 973.040 autovetture diesel, con un aumento del 6,79% rispetto al 2010. L'anno scorso il mercato dei motori diesel rappresentava il 55,36% dell'intero mercato automobilistico.
Da gennaio a maggio 2012 invece, le immatricolazioni di auto alimentate a gasolio sono state 371.995,
con un calo del 20,74% rispetto allo stesso periodo del 2011, con una
quota di mercato scesa al 54,05%, comunque sempre maggioritaria.
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